Questa volta non ci sono né stelle né cappelli da chef da collezionare. In questa classifica non è stato misurato il gusto del cibo, ma la sua sostenibilità. E se la Francia viene incoronata come il Paese dove si mangia “meglio”, quel primo posto non ha niente a che vedere con la classica cartolina gourmet: è il riconoscimento della lotta che Parigi ha dichiarato — a colpi di leggi — allo spreco e delle sue politiche per diffondere un’alimentazione sana arrivando anche a tassare le bevande zuccherate.
E la terra della dieta mediterranea? L’Italia si piazza “solo” al sesto posto nel mondo, anche dopo Giappone, Canada, Germania e Regno Unito. Perché a ridimensionare primati positivi come quello di miglior Paese europeo per il taglio delle emissioni di gas serra in agricoltura o gli sforzi fatti con la legge votata ad agosto in Parlamento per impedire a prodotti ancora buoni di finire nella spazzatura, arrivano gli stili di vita. Che raccontano come in Italia si mangi troppo. Un popolo ipernutrito, il terzo a livello globale, il secondo per un indicatore strategico come il sovrappeso e l’obesità dei ragazzi tra i due e i diciotto anni.
Eccola, la mappa che disegna i paradossi del cibo. Quelli di un mondo dove 795 milioni di persone non mangiano abbastanza e 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti vengono buttati insieme a 750 miliardi di dollari all’anno. Sono le differenze che un anno fa Milano ha cercato di affrontare con l’Expo che voleva “nutrire il pianeta”. Una sfida che è ripartita da qui, con il Food sustainability index: un indice voluto dalla Fondazione Barilla center for food and nutrition e realizzato dal centro di ricerca del gruppo The Economist, che vuole cercare di stabilire «un criterio di misurazione comparabile», raccontando anche gli esempi virtuosi e segnando i progressi.
Perché una svolta, hanno concordato gli esperti riuniti in un forum internazionale, è necessaria. «La questione del cibo è una delle più complicate — ha spiegato Jeffrey Sachs, economista e direttore dell’Earth Institute alla Columbia University — questo indice ci dice che stiamo seguendo pratiche che minacciano il pianeta. Serve una rivoluzione anche a livello istituzionale. E il nuovo presidente degli Usa, così come i politici di tutto il mondo, dovrà farsene carico».
È così, incrociando 58 parametri in tre ambiti di ricerca (agricoltura sostenibile, nutrizione e spreco di cibo) che l’analisi ha passato in rassegna 25 Paesi che rappresentano i due terzi della popolazione e l’87 per cento del Pil globale. Presto verranno studiate anche le città. A guidare il gruppo, oltre alla Francia ci sono il Giappone e il Canada, che ottiene punteggi alti anche per la qualità dei sussidi alimentari.
In fondo, l’India (ultimo posto per la gestione dell’acqua, il Paese con più bambini sotto i cinque anni denutriti), l’Arabia Saudita e l’Egitto penalizzati per lo spreco e i tassi di obesità. L’Italia si aggrappa comunque alla top ten grazie, dicono gli esperti, alla sua agricoltura. Anche se sono soprattutto le nuove generazioni ad abbandonare la dieta mediterranea. «Per me — dice Guido Barilla, il presidente del Centro — il nostro cibo è il più buono come gusto, ma come sistema alimentare possiamo fare meglio. Servono leggi che affrontino i problemi».
Fonte: http://www.repubblica.it/sapori/2016/12/02/news/classifica_sostenibilita_cibo_prima_francia_italia_sesta-153266854/
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